Alla scoperta dell’Eremo di Sant’Elia a Curinga e il Platano secolare
La Calabria è una regione ricca di storia che aspetta di essere scoperta ed esplorata. Tra le tante meraviglie che compongono quest’incantevole regione, andiamo a scoprire l’Eremo di Sant’Elia Vecchio di Curinga. Il rudere, noto anche come Monastero di S. Elia sorge su una radura, tra banchi rocciosi e una fitta pineta, al di sopra del letto del fiume Turrino.
Sono poche le fonti attendibili che permettono di ricostruire fedelmente la storia di questo pezzo di storia della Calabria. Tuttavia analizzando quelli che sono i resti di questo magnifico l’Eremo di Sant’Elia in Calabria, è stato possibile cercare di ricostruire una cronologia di questo luogo.
All’interno l’area del monastero è rettangolare ed è costituito da 2 corpi di fabbrica esterni, uno a ovest e l’altro a sud. Il primo corpo era costituito dalla chiesa, con un vano absidale quadrato e una navata rettangolare. L’abside è senza dubbio la zona più importante di tutto il monumento, essendo l’unico a essere quasi completamente integro. Sul vano absidale era poggiato un tamburo circolare, sormontato da una cupola realizzata in pietra.
La luce entrava passando da due finestre poste a est e a ovest.
In passato il monastero era sviluppato su due piani, potrete notarlo voi stessi osservando le tracce del muro perimetrale. Nel totale le Unità Funzionali che comprendono la struttura dell’Eremo sono 14. Spostandovi sulla Navata, della quale rimane solo il perimetro, è possibile notare tre aperture, rispettivamente a sud e due a est. Proprio dal lato est vi è un collegamento, su due scalini, a una cappella interna con un particolare stemma in pietra.
Sebbene non sia stato decifrato, con molta probabilità si tratta dello stemma generato dall’unione dei due appartenenti a due famiglie nobili del tempo. Tempo, quest’ultimo, che farebbe risalire la costruzione del monastero circa al IX secolo, quando i bizantini ebbero a che fare con le invasioni degli arabi. Il Monastero fu fondato, quindi dai monaci basiliani, ma nel XVII secolo, dopo essere diventato l’Eremo di Sant’Elia, passò in mano ai monaci carmelitani che proseguirono con lavori di modifica, senza portarli mai a termine.
Il Platano millenario di Curinga
Tra queste mura di pietra s’impone maestoso un monumento naturale d’inestimabile valore, il Gigante Buono, un Platano nato oltre mille anni fa. Un albero secolare, uno dei pochi presenti in tutta la regione, con un tronco largo 16 metri che dalla sua maestosità sembra dominare il territorio circostante fino all’orizzonte. È proprio qui che scorreva la sorgente Vrisi (dal greco Brusis – ovvero sorgente) dove i monaci attingevano l’acqua. La leggenda narra che furono proprio i monaci a piantare quest’albero che spesso, grazie al suo tronco cavo capace di ospitare oltre 10 persone, è servito come punto di riparo per contadini e pastori. Nel 2021 il Platano di Curinga è entrato tra i finalisti dei Tree of the Years, un importante concorso che premia gli alberi millenari in tutto il mondo.
La Leggenda di Sant’Elia Vecchio
Lo splendido Eremo di Sant’ Elia seppure in rovine attira i suoi visitatori per la misteriosa leggenda nata dopo il ritrovamento di una tomba all’interno della Cappella interna nel 1991. Gli studiosi, al momento del ritrovamento, avevano creduto di essere in possesso dei resti di Fra Giovanni Giacomo Tagliaferro, il fondatore del monastero.
Una tesi risultata errata, dopo il confronto con le analisi e studi. La cosa misteriosa e interessante riguardava il fatto che la tomba al suo interno conservasse in realtà i resti di due donne, sepolte insieme, dopo una morte molto probabilmente violenta. Infatti, il cranio di uno dei due scheletri si presentava sfondato, mentre gli arti inferiori della seconda donna erano stati segati. A oggi non è stato possibile riuscire a dare una spiegazione reale a questo ritrovamento.
Tuttavia le ipotesi dettate dall’immaginazione e dalla fantasia sono diverse. La struttura della tomba è ancora visibile all’interno della Cappella della Chiesetta del Monastero di Sant’Elia.
Come arrivare all’Eremo di Sant’ Elia Vecchio a Curinga
Per arrivare all’Eremo di Sant’ Elia Vecchio a Curinga bisogna prendere l’uscita per Pizzo, al Bivio dell’Angitola, prendete la direzione Lamezia Terme e Maida e seguire le indicazioni per Maida. Continuate verso Maida e da li proseguite nella direzione di Curinga. Non molto distante inizierete a notare le indicazioni stradali per L’Eremo di Sant’ Elia di Curinga che vi condurranno direttamente a una stradina sterrata, in salita, verso il Piazzale. La stradina battuta in salita, porta a un piccolo piazzale dove potrete parcheggiare e godere di una magnifica vista verso il Golfo di Lamezia e la zona di Pizzo. Da qui vi potete spostare a piedi andando alla scoperta del magnifico Eremo di Sant’Elia Vecchio.
Foto di Simona Ponzu Donato
Indirizzo: Curinga (CZ)
Apertura: Sempre aperto
Sito: np
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