biscotti

Festa dei morti in Calabria, i dolci tipici

Il giorno dei morti nella cultura calabrese, è un giorno di festa che deve essere onorato, forse più di molti altri. In Calabria l’attaccamento agli antichi usi e tradizioni è molto sentito, anche se negli ultimi tempi un po’ meno rispetto a qualche anno fa. 

Quindi oltre a festeggiare Ognissanti ci si preparava a commemorare i defunti. Andiamo a vedere come ci si preparava e quali sono i dolci tipici calabresi che derivano da questa tradizione.

Proprio in Calabria, soprattutto nelle comunità dell’entroterra, la sera dei morti ci si incamminava in corteo verso il cimitero. Una volta arrivati dinnanzi la tomba del caro defunto la famiglia pregava in segno di benedizione e congiunzione all’anima scomparsa.

Successivamente si allestiva un banchetto sulle tombe e spesso si invitava chi era di passaggio.

Per queste occasioni si preparavano i dolci dei morti che avevano un duplice significato. Da una parte rappresentavano i doni che i defunti portavano dal cielo e dall’altra l’offerta di ristoro da parte dei vivi per le fatiche del lungo viaggio. In questo modo, inoltre, si esorcizzava la paura della morte.

I dolci tipici della tradizione calabrese per la festa dei morti in Calabria, sono le Dita degli Apostoli (tipici nella zona di Reggio Calabria), le Fave dei morti (diffuse anche in altre regioni) e il Grano dei Morti. Tutti i dolci venivano preparati la sera della vigilia dei morti e venivano lasciati sul tavolo della sala principale della casa cosi che le anime in visita durante la notte potessero beneficiarne.

Sia le Dita degli Apostoli, sia le fave hanno la forma di piccoli biscotti e anche per la loro forma hanno assunto questi nome. Le Dita degli Apostoli vengono preparate con l’impasto delle crepes e guarnite con crema, marmellata o cioccolata.

Le fave dei morti erano la pietanza che veniva preparata in onore dei defunti e presentato come piatto principale nei banchetti funebri. Si credeva che le fave contenessero le anime dei morti questo perché le radici della pianta erano talmente lunghe da raggiungere (nel pensiero degli antichi) le profondità degli inferi e mettere in contatto i 2 mondi. Questa teoria era inoltre confermata dal fiore della fava, bianco con sfumature violacee e una macchia nera che ricordava la lettera theta, dell’alfabeto greco e iniziale della parola thànatos, ovvero morte.

In Calabria cosi, come in altre regioni, si mantenne per alcuni anni la tradizione di recarsi al cimitero e mangiare le fave dinnanzi alla tomba dei propri cari durante il banchetto.

Il grano dei morti è un altro dolce tipico per il giorno dei morti in Calabria. Si prepara con i chicchi di grano tenero, lessati e conditi con mosto cotto, acini di melegrana, cioccolato, canditi e noci.

Mangiare il grano nel giorno dei morti aveva un significato propiziatore e di buon auspicio per assicurarsi una lunga vita. La metafora del grano è molto interessante riguardo la relazione tra vita e morte. Per raccogliere il chicco di grano, simbolo di vita e fertilità in molte religioni, bisogna rompere la spiga, dunque ucciderla. Il chicco stesso di grano rinascerà in spiga solo dopo esser morto sottoterra. Per questo motivo, in questo circolo continuo di nascita e morte il chicco viene proclamato il simbolo duplice di vita e morte, la vita che nasce dalla morte.




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