Tradizioni di Capodanno in Calabria, curiosità sulle usanze tipiche
Sapete tutto sulle usanze tradizionali di Capodanno in Calabria. Come ogni festività anche quella della prima notte dell’anno è legata a vecchie abitudini, divenute delle tradizioni di cui però si conosce poco il significato e le origini.
In Calabria come in ogni altro angolo del pianeta, la prima notte dell’anno deve essere celebrata come buon auspicio dell’abbondanza… e dei calabresi si può dire tutto, tranne che siano avari.
Se nella notte della vigilia di Natale è preferibile un menu a base di pesce ecco che per il cenone di San Silvestro, in tema di abbondanza non ci si accontenta solo del pesce.
Tavolate imbandite con ogni ben di dio nel segno di ricchezza in arrivo per l’anno che verrà.
Altre prelibatezze tipiche di Capodanno in Calabria sono a sazizza e rapi affucati, (ovvero salsiccia di maiale fresca e rape saltate in padella). Come contorno, invece, le patate mpacchiuse della Sila da abbinare a funghi o salsiccia. Non possono mancare i crostini di pane con marmellata di cipolle di Tropea.
Tra le pietanze di pesce, invece, il baccalà o meglio ancora lo stoccafisso di Mammola, tra le più note prelibatezze. Per il primo carne o pesce? Perché non entrambi. Quindi ravioli di pesce oppure un piatto di scialatelli con la nduja fresca.
Per la frutta e il dolce vengono messi sul tavolo, come da tradizione, le pietanze tipiche per celebrare un anno proficuo, da mangiare assolutamente anche se si è già pieni come zampone e lenticchie, ma anche l’uva essiccata o sultanina, melograna e dolci a base di miele (pignolata, i Cannariculi al Vermouth, la pitta ‘mpigliata).
Mangiare l’uva a Capodanno era di usanza in passato, quando i tempi della vendemmia arrivavano a fine ottobre / novembre. Così a fine vendemmia, le donne lasciavano alcuni grappoli d’uva a essiccare all’aria, in modo tale da consumarla come dolce per la notte di Capodanno.
Conoscevate il detto:
Chi mangia l’uva a capudannu, conta sordi ppi tuttu l’annu.
Nel cesto della frutta non mancava la frutta secca, la melegrana e il mandarino; quest’ultimo oltre a essere un frutto di stagione, simboleggiava l’infinito per la sua forma sferica e quindi un ottimo portafortuna per Capodanno.
Riti e curiosità di Capodanno in Calabria
Dopo il cenone è tradizione e in passato era un’usanza osservare alcuni riti di buon auspicio:
accendere un falò, simbolo della fiamma di rinnovo, sparare i botti per scacciare gli spiriti maligni, indossare qualcosa di rosso per tenere lontana la paura, buttare via di casa cose vecchie come simbolo dell’eliminazione fisica del male.
Il riso con i chicchi dovrebbe portare abbondanza per l’anno in arrivo. Può capitare, quindi che sul tavolo ci siano chicchi di riso come segno di abbondanza (alcune famiglie usano regalare ai commensali dei sacchetti contenenti 7 chicchi di riso e melegrana).
Un antico uso, vuole che per la mezzanotte venga fatta cadere una pietra sul pavimento di casa. Se cadendo la pietra non provoca alcun danno, è segno di un buono augurio per l’anno a venire. Sappiate che al contrario, la mala sorte è in arrivo.
Altra tradizione un po’ in disuso è quella dei falò popolari che vengono accesi tra i centri abitati. In alcuni paesi dell’entroterra può capitare, ancora oggi, di trovare dei falò accesi, dopo cena nella settimana tra Natale e Capodanno. La tradizione è viva, ancora oggi ma non sappiamo per quanto, a Longobucco dove la notte di Capodanno s’appizza ‘a Focarina’ che viene acceso in piazza Sfera, dinnanzi al portale della Chiesa Madre.
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